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Intervento di Vito Gamberale all'ASATI

Sito Vito Ganerale

07-01-2014  | Link http://vitogamberale.wordpress.com/ Invia Invia mail ad un amico Stampa Stampa

Posted on gennaio 7, 2014


Il testo che segue è una trascrizione dell’intervento dell’Ing.Vito Gamberale in occasione del Convegno organizzato dall’ASATI (l’Associazione dei piccoli azionisti di Telecom Italia). Come sottolineato dallo stesso Vito Gamberale, la sua partecipazione è stata in veste privata e non in qualità di Amministratore Delegato di F2i – Fondi italiani per le infrastrutture.

Vito Gamberale ha svolto infatti negli Anni Novanta un importante ruolo nella nascita e nell’affermazione di TIM – Telecom Italia Mobile quale leader mondiale nel settore della telefonia mobile. Gamberale ha infatti ricoperto vari incarichi di prestigio all’interno di Telecom Italia, tra cui Direttore Generale di Telecom Italia ed Amministratore Delegato di SIP e, successivamente, Telecom Italia Mobile.

L’Evento si è svolto il 4 dicembre 2013 a Roma.

Prima di tutto, ci tengo a precisare che parlo a titolo personale e penso di avere tutto il diritto di parlare perché, con orgoglio, insieme a tanti che sono qui in questa sala, posso dire di aver fatto grande Telecom. Rivendico quest’orgoglio e questa storia e sono qui per dare un contributo affinché questa vicenda non finisca malamente, come tante altre nel nostro Paese finite malamente per una distrazione della politica.

Voglio esprimere pochi concetti, perché penso che più dei dettagli tecnici sia importante condividere pochissimi concetti.

Telecom Italia per il nostro Paese ha una funzione unica. Non c’è nessun altro Paese importante in Europa e altrove dove l’incumbent abbia un ruolo così importante ed unico come in Italia. La banda larga, negli altri Paesi, dove ci sono gli operatori della televisione via cavo si è sviluppata dalla televisione via cavo perché gli incumbent sono sempre stati, da questo punto di vista, della banda larga, un po’ pigri e hanno seguito gli operatori di tv.

In Italia gli operatori via cavo non ci sono, per cui la rete di Telecom è l’unico passaggio attraverso il quale il Paese può avere la banda larga. Questa mi pare una prima verità, io ho sentito l’ottimo Ing. Opilio dire che in talune zone ce ne sono tre, ma a mio parere sembra di ritrovare in questa discussione la virtù cattolica che bisogna avere nel credere nello spirito santo, uno e trino, perché i tre non ci sono. Perché ci sono casualmente in qualche posto ma non sono in tutto il Paese e dove qualcuno c’è c’è perché è stato finanziato dallo Stato. Quindi il governo deve farsi carico di questo problema perché attraverso la rete di Telecom Italia passa l’evoluzione del Paese, che non è un’evoluzione di largo avvenire. [a questo punto l’Ing. Vito Gamberale fa riferimento al precedente intervento di Franco Bernabé, sostenendo di aver accolto con piacere il paragone con la TAV del 1993]. Qui siamo ad uno stadio molto più avanzato della TAV del 1993, perché per esempio tutti sappiamo che adesso, con i prossimi mondiali di calcio previsti tra sette mesi ci sarà la televisione a 4k e sicuro solo pochissimi italiani potranno vederla a Milano, ma di sicuro il resto dell’Italia non potrà vederla. Quello sarà un momento in cui il gap evolutivo del nostro paese emergerà fuori.

Poi si sentono dire cose strane per cui Telecom Italia abbia bisogno di un socio industriale, ma queste sono aziende manageriali, sono state aziende manageriali in tutto il mondo e anche in Italia è stata un’azienda manageriale. Non si capisce perché Telefonica debba assumere il ruolo di colui che ci porta per mano.

Oggi, in questa società, abbiamo tre soci importanti: Telefonica, i tre soci italiani e Fossati. Poi abbiamo il cosiddetto flottante. Ma… Telefonica ha cinquanta miliardi di debito. Avete mai visto una società con un debito maggiore risanarne una con un debito minore?

Io penso, perché gli spagnoli fanno cosi, che gli spagnoli si creino i guai in casa e poi cerchino di risolvere i propri guai finanziari facendoli pagare ad altri. Fu cosi nel 2006 quando io mi opposi all’ingresso di Abertis in Autostrade. Pagai con l’uscita dalla società Autostrade, ma ritengo di poter avere il merito che il cash flow di Autostrade, 2,5 miliardi di euro, non sia stato utilizzato per pagare i debiti della grossa impresa di costruzioni che controlla Abertis. Sicuramente quando questa società avrà un socio di riferimento quale Telefonica, quale è, si attuerà il cosiddetto cash pooling, ovvero la centralizzazione della cassa e a quel punto la cassa di Telecom verrà centralizata con quella di Telefonica e servirà anziché a fare gli investimenti nel Paese, a pagare i debiti che Telefonica già ha sviluppato. Ritengo ancora più foriero di negatività questo fatto perché non possiamo nasconderci che nell’area del Mediterraneo c’è, di fatto, una competizione tra l’Italia e Spagna su chi è il riferimento del Mediterraneo. Ed io non vorrei che questa operazione alla fine serva per tarpare lo sviluppo tecnologico dell’Italia a favore della Spagna. Quindi, ancora una volta, noi avremmo pagato con il cash flow che Telecom Italia produce, lo sviluppo economico della Spagna, mettendo nelle mani della Spagna il futuro incerto dello sviluppo tecnologico italiano.

Io non credo nemmeno alle fusioni tra incumbent europei, perché l’Europa è molto diversa dagli Stati Uniti d’America. A me gli americani sono sempre sembrati un po’ rozzi in quanto operano delle cavalcate in avanti però, rispetto agli europei, hanno sempre il coraggio di tornare indietro nei loro errori.

Alla fine degli Anni ‘90, poco dopo il 1995, gli americani ci fecero prima capire che si poteva arrivare all’operatore telefonico di quartiere. Successivamente hanno capito che era una gigantesca castroneria e hanno fatto marcia indietro e sono ridiventati pochissimi operatori. Tutto questo è avvenuto perché si tratta di un paese unito, lo dimostra il nome stesso.

L’Europa non è unita. L’Europa è unita esclusivamente da una moneta e dalle frontiere, ma in tutto il resto è disunita, per cui una fusione tra due operatori, dove uno comanda e l’altro sottostà, di sicuro non sarebbe una fusione per poter creare un equilibrato sviluppo dei servizi e quindi un’evoluzione tecnologica alla pari. Basti pensare ad una cosa che in questi giorni è stata molto sottovalutata. In Germania si sono svolte le elezioni da più di un mese. I due partiti invece di fare talk-show, invece di combattersi fra di loro o di fronteggiarsi si sono rinchiusi a definire un programma condiviso. Un punto condiviso del programma è introdurre il pedaggio autostradale sulle macchine non tedesche… Quindi, l’Europa è questa. Non siamo l’Europa unita, e di questo io penso che i governi ne debbano tenere conto, perché tutti dobbiamo credere nell’Euro, ma ci dobbiamo credere se l’Unione Europea va avanti, altrimenti io penso che il problema si ponga. Io penso quindi che a Telecom serva un piano per la difesa del business e per lo sviluppo.

La difesa del business: Telecom ha pagato un’operazione di dumping da parte di un quarto operatore mobile. In nessun paese al mondo si sarebbe permesso ad un operatore, che perde per 15 anni, di fare prezzo sul mercato e non vedo perché in Germania con 90 milioni di abitanti ci siano tre operatori mobili e in Italia con 60 milioni ne siano presenti quattro. In Italia ce ne dovrebbero essere due, tant’è che il terzo e il quarto faticano e ogni tanto si legge di fusioni tra operatori. Quindi va difeso il dumping, va difeso l’over the top perché questa è l’unica difesa paneuropea che si deve fare, perché non sia permesso che gli over the top penetrino nella rete, la utilizzino, la intasino, la sfruttino e non la paghino. Equivalgono agli agricoltori meridionali che fregano l’acqua all’acquedotto pubblico e non la pagano. Risulta essere la stessa cosa, non c’è differenza.

Serve successivamente uno sviluppo della banda larga, ma per fare tutto questo serve un aumento di capitale sociale. Io penso che in Italia i capitali ci siano. C’è una grande disponibilità di capitali, di sicuro su un progetto serio che tutela il business, lo rafforza, fa gli investimenti sulla banda larga, emancipa il paese. Di sicuro ci sarebbero in Italia e nel mondo i capitali per accompagnare tutto questo, tutto ciò che serve.

Dobbiamo ricordare che Telecom ha ancora il maggiore margine EDITDA margin d’Europa, è ancora la società più redditizia d’Europa rispetto agli incumbent. Invece si confonde la propria debolezza patrimoniale, facendola passare per una debolezza economica. Non è cosi. Questo debito non deriva da problemi gestionali, ma deriva da quelli che, i costruttori di Telecom percepiscono come due veri e propri stupri. Il primo è stato l’OPA su Telecom a debito, il secondo è stato l’OPA su Tim a debito. Telecom paga questo grave problema, non paga le sue colpe, ma aga le colpe di chi ci è passato per fare razzia e non per gestire. Perché se noi, quando stavamo lì, avessimo fatto la centesima parte di quello che hanno fatto quelli che sono passati per Telecom noi staremmo tutti in galera e i nostri figli sarebbero dovuti andare all’estero perché additati come figli degli stupratori di Telecom.

Per l’Italia quindi serve la banda larga di cui, un modello avanzato, è senz’altro quello di Metroweb di Milano. Penso che si debba favorire una collaborazione tra il modello di Metroweb, gli azionisti di Metroweb e Telecom Italia per la profusione della banda larga. il titolo [Vito Gamberale allude al titolo del Convegno ASATI] dice “public company”. Diciamolo francamente, quando Telecom è stata una public company è stata la grande Telecom, l’orgoglio italiano mai percepito, perché in Italia il guaio è di non percepire i valori che vive e di lasciarli distruggere nell’incuria generale. Se gli altri paesi avessero avuto Telecom o se avessero avuto la TAV li sventolerebbero come bandiere e quindi anche io condivido il sentimento di Franco [anche qui Vito Gamberale fa riferimento al precedente intervento di Franco Bernabé] che il fatto che siamo qui nella nostra madre IRI è quasi foriero di speranza perché l’IRI non è stata un’offesa per il Paese è stata.

Solo quando questa società è passata da public company a personal company. Perché solo quanto è diventata personal company ha subito questi stupri.

Poi ci sono altre due categorie di soci: i tre soci istituzionali finanziari italiani verso i quali io ho grande rispetto sia come istituzioni che come persone che le guidano. Però, di sicuro, ho l’impressione, anzi, tutti abbiamo l’impressione, che si stiano comportando come coloro che hanno un malato grave in casa che però, siccome è un malato grave di lunga degenza dà fastidio, dicono “lo buttiamo fuori di casa”. Però questi hanno pagato 2,70 contro gli attuali 0,7 quindi la perdita l’hanno già avuta. Questa perdita potrà mai andare a zero? Ed io penso che anche loro dovrebbero preoccuparsi del futuro del paese attraverso Telecom, perché fra 10 anni un Paese che non avrà la banda larga avrà delle ripercussioni sul business di questi 3 soggetti. Perché volete che la più grossa banca del paese, la più grossa compagnia di assicurazione del paese penso non ne risentano? Ultimo socio è Fossati. Fossati è l’unico cittadino che ha messo 1,5 miliardi senza prendere come altri che vanno per prendere. Lui l’ha messo ed è l’unico ad aver elaborato un progetto su cui è giusto discutere, confrontarsi. L’unico socio che ha presentato un progetto, non mi risulta che qualche altro socio abbia portato un progetto.

Io ho pensato che questa adunata della ASATI, in scala, si può paragonare all’adunata dei quarantamila del 14 ottobre dell’80 per la Fiat, perché quei quarantamila difesero la società, e oggi secondo me l’ASATI si sta prendendo la responsabilità di difendere Telecom e io penso che ci siano le stesse condizioni che ci furono trent’anni addietro per difendere quest’azienda. E il governo allora lo capì che stava succedendo qualcosa. Io mi auguro che questo governo capisca, perché con Telecom, francamente, in passato il governo si è sempre voltato dall’altra parte come se non dovesse guardare la sconcezza che si stava compiendo. Oggi il governo non si può voltare dall’altra parte perché mi sembrerebbe veramente assurdo. Io sono convinto che la privatizzazione di Telecom fu fatta in buona fede dai governanti. Penso che a suo tempo, pressati dall’Europa, dall’ambiente presero come partner il più grosso e ritenuto il migliore del paese. Li fu un atto di fede che venne male, ma sarebbe assurdo che, iniziata in maniera negativa finisca in maniera negativa. E guarda caso il destino vuole che sarebbe sempre un governo di sinistra a dover compiere questo. Sarebbe veramente amaro per il Paese, per cui io penso e spero che questa adunata della ASATI possa essere un vero appello al Governo. Ho apprezzato molto l’articolo sul Il Sole 24 scritto dalla Olivieri. Qui, Telefonica, le prime 2 mosse che ha fatto ha già mostrato l’alba del giorno. Con Telecom Argentina ha già dimostrato cosa vuole fare. Due mosse contro Telecom e per se stessa. Io ritengo che ci debbano essere tutte le condizioni di mobilitazione politica di sensibilizzazione nel Paese non per dire non passa lo straniero ma per dire rendiamo Telecom a chi è in grado di poterla gestire, perché come diceva una persona saggia “si tornò al passato e fu progresso”.

   
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